Non mi inquieta il ritmo antico,
fra le stagioni della mia vita.
Infanzia, giovinezza, maturità,
Mi inquieta primavera novembrina,
il sole senza ombre,
del basilico l’immortalità.
Tramontana sferzava la bambina,
infagottata sciarpa, cartacee
gelide ballerine,
fra grigie lapidi campo Verano.
Ora mi inoltro senza vento
Tra i cari amici.
Le assenti stagioni angosciano
l’anima mia; inquietudine nuova,
primamente fra le generazioni
conosco l’imperennità naturae.
Scorre la mia città
Fissata nella foto
Di un’eterna estate.


Roma, basilico del novembre 2022