Libri e dintorni è il mio blog

Il treno dei bambini

di Viola Ardone

(Einaudi, 2019)

I bambini poveri di Napoli furono accolti dai compagni comunisti dell’Emilia negli anni ’40. Erano gli stessi bambini che si erano nascosti sotto le bombe e ora non riescono a nascondersi dalla miseria, vagando fra l’aspetto più spiacevole del degrado napoletano: bassi stipati di gente, a volte malata, spesso malnutrita, che vive di espedienti quotidiani e piccoli lavoretti.

Il piccolo Amerigo Speranza, soprannominato “la malerba” dalla madre donna Antonietta, donna senza marito, aspra, irascibile, silenziosa ma attraente, vive in un vicolo che puzza di cipolla, non va a scuola, cerca pezze vecchie da rivendere e gioca a contare le scarpe in buone condizioni che incontra nella giornata.

Amerigo, insieme ad altri bambini del vicolo parte per il Nord con il treno dei bambini. Sono tanti. Arrivano al Nord e lui va a stare presso una famiglia in campagna nella provincia di Modena: i Benvenuti. Lì trova il ben di Dio: salame, mortadella, pasta fresca. E poi la scuola, dove è versato in matematica, i nuovi fratelli per giocare, un papà che gli regala un violino e gli fa prendere lezioni di musica.

Ma il ritorno dopo qualche mese è amarissimo. Donna Antonietta per molto tempo non dice al figlio che la famiglia comunista del Nord gli scrive e gli manda regali. E il suo violino sparisce per trasformarsi in qualcosa da mangiare. Quando il bambino scopre la verità, scappa, sale su un treno e riparte. Si fa adottare dalla famiglia del Nord e cambia cognome: così la Speranza diventa i Benvenuti. Andrà poi a studiare al conservatorio. A Napoli tornerà a 50 anni per la morte della madre. Un filo di affetto si riannoda nella scoperta del nipote Carmine, figlio di Agostino, fratello che la madre ha partorito, sempre da padre ignoto, dopo la sua partenza. Ma è un affetto amaro. Nel vicolo maleodorante dove regnavano la Zadragliona e la Pacochia la miseria è dura. E cattiva. Amerigo ha fatto successo. È diventato un violinista importante. Ha nascosto sempre le sue origini e in questa dimenticanza il suo cuore si è dimenticato. Non ha emozioni Amerigo. Non ha famiglia Amerigo. Non cerca il fratello. L’amicizia con l’amichetto d’infanzia, Tommaso, diventato magistrato, riprende, ma senza tenerezza. Dell’infanzia Amerigo ha perso la disperazione ma gli è rimasta la solitudine del cuore.

E a noi che leggiamo il libro è rimasta la nostalgia di questa Italia del dopoguerra, piena di ideali, dove tutto era possibile. La “so-li-da-rie-tà”, questa parola strana che avrebbe dovuto unire il Nord ricco con il Sud povero per fare un’unica Italia nessuno di noi la ricorda più. Già negli anni ’90, quando Amerigo torna a Napoli, era un capitolo dimenticato da  un pezzo. Che Italia strana: piena di valori, di entusiasmo, di condivisione. Valori comunisti e valori cristiani che si univano insieme nella aspirazione a una comunità vera, reale e più giusta. Non è rimasto niente di quegli anni, di quelle speranze e di quelle passioni.

Disincanto, tradimento, dolore è tutto ciò che rimane da questa lettura commovente, rapida, avvolgente, ma che parla e testimonia di un mondo ormai già antico, che è esistito per breve tempo e che resta, forse all’indagine dello storico della società o del sociologo che studia il costume, o dell’antropologo in cerca di rarità.

Eccomi: sono Ninetta!

In questo blog, parlo di libri e di parole, pensieri in ordine e sparsi. Non sono una influencer, non sono un’opinionista, sono un’insegnante e una scrittrice e voglio raccontare di libri vecchi e nuovi, notizie fake or real, chi lo sa? L’unica certezza, sarà l’ironia, non prendiamoci sul serio, per carità!

Lasciate un commento in fondo al blog.

Eccomi! Sono Ninetta Pierangeli e questo è  il mio blog


Archivio blog

Clicca sulla copertina del libro per leggere la recensione

4 pensieri riguardo “Libri e dintorni è il mio blog

  1. Non ci ho pensato tanto. Ho messo ideologici per il confronto tra il comunismo e un impegno genericamente ispirato al cristianesimo Ma posso aver sbagliato. Comunque un certo tipo di impegno nel sociale e nel politico svolto in maniera non sempre eticamente perfetta non mi sembra frutto della tensione verso un ideale, ma penso a volte cerchi una giustificazione ideologica al proprio operare. Il confine è labile, però. Dove termina l’ideale e comincia l’ideologico, mi sembra una bella domanda.

    "Mi piace"

  2. Grazie di cuore Ninetta per l’attenzione che hai voluto dare al mio ‘Anni di grazia’.
    Una cosa mi piacerebbe capire meglio: perché parli di ‘confronti ideologici’ e non semplicemente ‘ideali’ tra i personaggi del romanzo?

    "Mi piace"

  3. Grandi e tremendamente belle e altamente evocative le parole che or ora ho letto riguardo alla presentazione del lavoro di Baricco sull’Iliade (è inclusa anche l’Odissea nella stessa rilettura?)… Quanta adolescente ed epica nostalgia! Ninetta sei una piccola grande!!

    Piace a 1 persona

  4. Recensione davvero interessante, complimenti Ninetta. Dello stesso autore consiglio “Che cos’è la scienza: la rivoluzione di Anassimandro”. Un libro a mio parere meraviglioso, che intreccia fisica e filosofia, evidenziando l’ampiezza culturale di Rovelli, in contrapposizione all’ormai purtroppo consolidata specializzazione dei saperi

    "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: